Screening Neonatale in un’unica sede veneta
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Con una lettera all’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto la commissione Sanità del Consiglio veneto, presieduta da Leonardo Padrin, rispedisce al mittente la delibera di Giunta del 29 dicembre scorso che pone in capo al Consiglio il finanziamento dello screening neonatale delle malattie metaboliche ereditarie.
La commissione invita l’organo di governo ad assumersi le proprie responsabilità decidendo al più presto se il centro di riferimento per le malattie metaboliche ereditarie debba essere l’azienda ospedaliera di Padova o l’azienda universitaria integrata di Verona, “visto che – scrive il presidente della quinta commissione – erogare il servizio su due sedi viene a costare qualche milione di euro in più”.
La delibera in questione (la n. 2563/2011) cercava di risolvere la complessa vicenda dello screening “conteso” ormai da anni tra le due aziende universitarie del Veneto (e di fatto mai decollato su scala regionale, secondo le ripetute denunce delle famiglie dell’associazione Cometa Asmme), disponendo “un protocollo operativo tra le aziende interessate di Padova e di Verona per coordinare l’attività dei due centri”.
A definire protocollo e modalità di coordinamento dovrebbe essere una commissione di esperti nominati dal segretario regionale per la Sanità. Quanto alla copertura dei costi dello screening allargato a una quarantina di patologie rare (calcolato in 2,8 milioni di euro, pari a 55 euro per neonato) la delibera demanda “alla disponiblità del Consiglio regionale, tramite gli stanziamenti di bilancio autorizzati dalla prossima legge finanziaria 2012”. Una decisione, questa, che agli occhi dei componenti della quinta commissione è parsa quantomeno “anomala” (Padrin), “strana e insoddisfacente” (Claudio Sinigaglia, Pd) “sconveniente e inaccettabile” (Antonino Pipitone, IdV), “assurda” (Pietrangelo Pettenò, FSV) e “irresponsabile” (Bruno Pigozzo), tanto più – è stato evidenziato – se si considera che è stata assunta nello stesso giorno in cui la Giunta ha adottato il bilancio di previsione 2012 e la relativa legge finanziaria.
Il presidente ha quindi preso carta e penna e ha replicato a palazzo Balbi che “la decisione di chiedere al Consiglio lo stanziamento di un apposito capitolo per il finanziamento dello screening delle malattie metaboliche ereditarie possa essere solo successiva ad un’analisi di quanto viene oggi speso nel Veneto per prestazioni sanitarie non rientrati nei livelli essenziali di assistenza previsti a livello nazionale”.
Il prelievo di una goccia di sangue dal neonato per verificare nei primissimi giorni di vita l’eventuale presenza di una delle 40 malattie metaboliche genetiche attualmente classificate nello screening non è attualmente compreso, infatti, tra le prestazioni riconosciute nei Lea. “Il fatto poi – stigmatizza la commissione – che vi sia un’apparecchiatura donata dalle famiglie dei bambini affetti da malattie metaboliche del valore di 400 mila euro giacente e inutilizzata nei magazzini di un’azienda sanitaria (Padova, ndr) perché non si è giunti alla decisione di dove venga effettuato il servizio, se Padova o Verona, è molto grave”. “La commissione ritiene – conclude la missiva – che questa vicenda si debba concludere con una decisione che definisca la sede, qualunque essa sia, visto che erogare il servizio su due sedi viene a costare qualche milione di euro in più”.