Le Malattie Metaboliche Ereditarie, o genetiche, o congenite, o rare, colpiscono un neonato ogni 500.
Sono malattie rare gravi che se non riconosciute causano gravi handicap fisici e mentali e, spesso, sono causa di morte precoce.

I medici non specialisti ne vengono a conoscenza solo grazie allo Screening Neonatale Esteso
e, in assenza di questo, alla presenza di sintomi evidenti che, nella maggior parte dei casi, significano che è troppo tardi per prevenire i maggiori danni della malattia.

Per meglio comprendere cosa sia una malattia metabolica, dobbiamo pensare che il nostro organismo è un sistema complesso di reazioni chimiche, così dette “vie metaboliche”, regolate da “semafori” propriamente detti enzimi. La malattia metabolica si manifesta quando manca - o è malfunzionante - uno di questi semafori. Infatti, la mancanza di un enzima al nostro organismo comporta, da una parte, un accumulo di sostanze fino a livelli tossici, dall’altra, la mancanza di substrati vitali per l’organismo. Si tratta di malattie ereditarie per lo più autosomiche recessive ed in piccole parte X-linked. Una mutazione, cioè una variazione della sequenza di basi del DNA a livello di uno specifico gene, porta alla sintesi di un m-RNA anomalo e, di conseguenza, di una proteina anomala (enzima, proteina di trasporto). La funzione enzimatica può essere alterata per anomalie dell’apoenzima o della sintesi di cofattori.

Per molte malattie, non esiste una terapia. Per alcune, è possibile una terapia dietetica che normalizza lo sviluppo neurocognitivo. Per poche malattie metaboliche genetiche, è possibile ricostruire questi semafori artificialmente, tramite una terapia enzimatica sostitutiva: terapia che, però, deve continuare per tutta la vita. Un futuro, che speriamo arrivi presto per molte malattie metaboliche ereditarie, è rappresentato dalle terapie geniche.

Solo in anni recenti, grazie all’enorme progresso nel campo diagnostico e terapeutico, le patologie metaboliche ereditarie hanno raggiunto anche da noi una connotazione ben precisa. Con il controllo sempre più efficace delle patologie infettive e nutrizionali, la percentuale dei ricoveri per malattie su base genetica è di circa il 10 – 15% dei pazienti afferenti ai principali centri di cura.

La diversa localizzazione della stessa mutazione in seno a uno stesso gene può provocare la stessa malattia, ma di diversa gravità. Ciò spiega l’ampia eterogeneità clinica di queste malattie: la stessa malattia può presentarsi in forma acuta neonatale, ad insorgenza più tardiva nel lattante e varianti cosi lievi che si rivelano solo in condizioni particolari.

 

 

Prima ancora della malattia, si può lavorare per la prevenzione

È molto difficile stabilire una prevenzione per delle malattie genetiche. Ma ci stiamo lavorando e per alcune malattie, la diagnosi e cura prenatale sono già possibili.

Eterogeneo e complesso, questo gruppo di malattie riveste un’indubbia importanza scientifica e pratica che deriva da fattori comuni a tutte:

  • La diagnosi può in molti casi consentire una terapia in grado di far regredire il danno metabolico in atto permettendo un pieno recupero funzionale o limitando il danno e gli esiti a distanza. É ancora da sottolineare che le patologie di tipo ereditario sono tra le cause preminenti di handicap psichico e neuro-motorio in età infantile. Si deduce, quindi, quanto inciderebbe sull’organizzazione dell’assistenza sanitaria pediatrica un’efficace prevenzione, primaria o secondaria (quest’ultima per larga parte identificabile con la cosiddetta terapia) delle malattie genetiche.
  • Ove questa possibilità non esista, la diagnosi consente di fornire ai genitori specifiche informazioni genetiche concernenti futuri figli e diagnosi prenatale.
  • Le conoscenze sulla loro patogenesi portano al chiarimento di meccanismi più generali che svolgono un ruolo anche in malattie acquisite.