Anna Maria è una bellissima donna pugliese di 47 anni, che in gioventù sceglie di vivere a Bologna per amore e per lavoro; è mamma di Giorgia, Raffaele e Davide e sono certa che la sua storia aiuterà ed incoraggerà i nostri lettori perché la forza di andare avanti che mi ha trasmesso sarà esemplare per tanti genitori che, purtroppo, hanno dovuto subire la perdita di un figlio.
“La prima ad arrivare è stata Giorgia – mi racconta – che mi ha fatto immediatamente scoprire la vocazione di voler essere mamma. Sono figlia di genitori sordi e la mia infanzia è stata diversa dalle altre: fin da subito ho dovuto fare i conti con la disabilità e la mia educazione è stata inevitabilmente differente, sviluppando un senso di protezione verso i più deboli e ribellandomi di fronte le ingiustizie. Oltretutto sono dovuta crescere in fretta visto che da lì a poco, sarei diventata io, il loro punto di riferimento”.
Dopo Giorgia, arriva Raffaele, “un fagottino di quattro chili di amore puro” mi dice sorridendo, che rinnova e conferma il suo ruolo innato di mamma. Una sera, alzando gli occhi al cielo Anna Maria esprime il desiderio di diventarlo per la terza volta. Desiderio che da lì a poco si avvera, quando scopre di aspettare Davide… “la gravidanza è stata meravigliosa perché avevo una consapevolezza maggiore data dall’esperienza degli altri due figli e, già a poche ore dalla sua nascita, ho percepito un rapporto unico con lui”.
Quando Davide ha soli quattro mesi però, una perdita di peso importante provoca un campanello di allarme. Il piccolo viene sottoposto ad una risonanza magnetica e la diagnosi spazza via ogni certezza finora coltivata perché trattasi di un’anomalia alla base del cervelletto causata da una malattia genetica rara: “è cominciato un calvario – racconta la nostra amica – perché nessun medico riusciva a darci notizie maggiori data la rarità del caso. Ho passato notti insonni a cercare informazioni su internet perché volevo sapere cosa stesse succedendo a mio figlio. Finalmente scopro l’Associazione Cometa A.S.M.M.E. che studia le Malattie Metaboliche Ereditarie, una delle prime in Italia nate per promuovere e proteggere la salute dei pazienti e le esigenze delle loro famiglie. Prendo immediatamente contatto con il direttore [sic], il dott. Alberto Burlina che, fin dai primi esami e controlli, mi rivela l’infausta prognosi, mettendomi di fronte una realtà che mi ha fatto crollare il mondo addosso: non vi era cura e Davide non sarebbe vissuto a lungo”.
Contro ogni pronostico medico, Davide vive nove anni. Anni pieni di sorrisi e di quanta più normalità possibile perché come ci racconta la sua mamma “non ho mai visto la sua disabilità e non l’ho mai trattato come tale; troppo spesso sento paragonare questa condizione ad una punizione. Per me è stato un insegnamento che mi ha trasmesso un messaggio positivo che porterò sempre con me”.
Davide ci ha lasciati il 12 giugno di un anno fa e, dopo un plausibile momento di sconforto, Anna Maria rinasce a nuova vita “ho capito che lui è venuto al mondo per cambiare la sua mamma; lui ha scelto proprio me perché ero una donna incompleta e repressa e mi ha insegnato che la vita è amare senza aspettarsi nulla in cambio. Il giorno del suo funerale, la chiesa era stracolma di persone che lo ricordavano come un bambino che regalava amore incondizionato a chiunque incontrasse sul suo cammino. Ricordo che il giorno della sua cremazione una volta tornati a casa, è entrata una farfalla dentro casa che mi ha tenuto compagnia a lungo. So che era il mio Davide venuto a salutarmi e da allora so che lui sarà sempre vicino a me perché il nostro rapporto va oltre l’aspetto terreno… è una cosa che non si può descrivere a parole. Posso solo dire di sentirmi orgogliosa e fortunata di averlo avuto nella mia vita, ora e per sempre”.
Lezioni di vita che lasciano senza parole ma solo un grande senso di serenità e ammirazione. Ringrazio Anna Maria per la sua testimonianza e per la pace e la quiete con cui mi ha voluto raccontare del piccolo Davide con l’augurio che questa sua esperienza possa attenuare il dolore di altre famiglie.
Stefania Ingino