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2 Luglio 2001Per la paziente la speranza da una tecnica rivoluzionaria
KataWeb Salute – 21 Novembre 2000 Per la paziente la speranza da una tecnica rivoluzionaria E’ la fine di un incubo per la donna vicentina che ha subito il primo intervento al mondo di trapianto di cellule di fegato per curare la glicogenosi, una rara malattia ereditaria. Ha dormito per la prima volta tutta la notte e stamane si è risvegliata tranquilla. Un’intera notte di sonno, dopo una vita fatta di continui risvegli ogni due-tre ore per mangiare, l’unica terapia per evitare crisi di ipoglicemia. Il trapianto di cellule epatiche effettuato due settimane fa da un gruppo di specialisti dell’Azienda ospedaliera di Padova, ha migliorato la vita della signora G.S., 46 anni, affetta dalla nascita da glicogenosi di tipo primo, anche se per capire se l’intervento avrà avuto successo, occorrerà aspettare alcuni mesi, quando sarà possibile verificare se le nuove cellule avranno sostituito quelle malate e soprattutto potranno sopravvivere. La malattia consiste nell’assenza di un enzima che causa cadute della glicemia e porta a complicazioni per fegato e cuore. L’intervento effettuato a Padova è la prima esperienza del genere al mondo per questo tipo di malattia. L’operazione è consistita nell’infusione dentro la vena porta, attraverso un sistema di cateteri, di circa due miliardi di cellule epatiche provenienti dal fegato di un donatore maschio. Un fegato, quest’ultimo, che non avrebbe potuto però essere utilizzato per il trapianto, perchè danneggiato. Ed è questo uno dei primi vantaggi di questo tipo di terapia, la possibilità cioè di poter usare organi altrimenti inutilizzabili, e anche da donatori viventi, quando la normativa che lo consente entrerà in vigore. Le cellule così iniettate ripopolano il fegato e dovrebbero sostituirsi progressivamente a quelle affette dalla malattia. Eventuali problemi di rigetto, con questo metodo, non causano rischi per la vita della paziente, ma riporterebbero semplicemente la situazione a quella di partenza, senza chiudere le porte a un eventuale trapianto.