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Il viceministro Fassina risponde all’interrogazione di Luigi Bobba e di fatto ammette che il 5 per mille di fatto non c’è più. È ora di attivarsi
Oggi, in Parlamento la risposta di Stefano Fassina, vice ministro dell’Economia e delle finanze, all’interrogazione dell’onorevole Luigi Bobba che, il 29 maggio scorso, aveva chiesto al governo se i 391 milioni che l’Agenzia delle Entrate distribuirà ai beneficiari corrispondano al totale devoluto dai contribuenti. Aveva scritto Bobba: “”Ad oggi non è dato di sapere qualora il tetto di spesa venga superato come nell’anno precedente, come venga ricalcolato il coefficiente per la devoluzione di fondi agli enti beneficiari scelti dai cittadini” (qui il link all’interrogazione ).
Ebbene, Fassina, mettendo le mani avanti, ha ricordato che dalla legge Finanziaria del 2006 il 5 per mille rimane “una misura sperimentale che non è pervenuta a una stabilizzazione legislativa” (sic). Eh già, magari spenderci una mezza parolina d’impegno no? Visto che sul 2 per mille è bastato un pomeriggio! Alla domanda capitale dell’interrogazione, ovvero, “poiché nel 2011, relativamente alla dichiarazione dei redditi del 2010, i cittadini aderenti all’istituto del cinque per mille sono stati 16,7 milioni e l’ importo totale risulta pari a 391 milioni di euro, se questa sia la cifra totale raccolta, oppure l’importo ricalcolato, in quanto eventualmente superiore al tetto di spesa previsto?”, Fassina, e tramite lui il Governo, rispondono con una ricostruzione meticolosa delle tante norme provvisorie emanate di anno in anno. E citando l’art. 2, comma 1, del decreto legge del 29/12/10 n. 225, convertito, con modificazioni dalla legge 2/2/11 n. 10 si ricorda quanto scritto: «Si applicano all’esercizio finanziario 2011…le risorse complessive destinate alla liquidazione della quota 5 per mille nell’anno 2011 sono quantificate nell’importo di 400.000.000 di euro”. Da ultimo, ricorda il Fassina, che l’art. 23 del decreto legge 6/7/12 n. 95 convertito in legge il 7/812 legge n. 135 proroga le stesse disposizioni anche per l’esercizio finanziario 2012 e ribadisce lo stesso tetto di 400mln. Insomma, cari miei “continueremo a prendervi per i fondelli”. Bravi bis!
Delineata la “cornice legislativa” (parola grossa, è un puttanaio legislativo a dire il vero) si osserva che, udite udite, “nel caso in cui le somme complessive delle scelte operate dai contribuenti risultino superiori agli stanziamenti previsti, su richiesta (su richiesta, riepetiamo per far capire il nulla della politica) del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, l’Agenzia deve provvedere a rimodulare la ripartizione degli importi spettanti sulla base delle effettive disponibilità”.
Infine Fassina sputa il rospo che Agenzia delle Entrate e Governo avevano nascosto da un anno in qua (sul 5 per mille 2010 lo scippo fu di 80 milioni senza una parola di spiegazione!), e dice “Relativamente all’esercizio finanziario 2011, l’Agenzia fa presente (ndr che educata, però. Omertosa, ma educata!) che l’importo totale ottenuto in base alle scelte operate dai contribuenti corrisponde a 487.850.599,97 euro. Capito bene? Quasi 490 milioni!.
Però, però, spiega Fassina, “in data 30 gennaio 2013, il Dipartimento della Ragioneria dello Stato ha comunicato all’Agenzia che le risorse disponibili (ndr è la Ragioneria, non la politica a fare le scelte di bilancio, ricordatevelo) in bilancio sull’apposito capitolo 3094 corrispondevano a 395.012.422 di euro”. Ma scusate perché non 400!?! E l’Agenzia, conclusione, ha agito di conseguenza, prendendo per i fondelli i contribuenti e il non profit e trasformando, di nascosto e in modo omertoso, cioè senza spiegazioni dopo oltre un anno) il 5 per mille, che rimane scritto vergato sui moduli Irpef, in 4 per mille.
Ora. Dopo aver ringraziato l’on. Bobba che ha schiodato con la sua intelligenza e tenacia una risposta che aspettavamo da 13 mesi, si impongono 2 considerazioni.
La prima, ma a che serve un Fassina o un Letta o un Lupi se devono nascondersi dietro la Ragioneria Generale dello Stato? Se le politiche di bilancio non derivano più da scelte politiche: toglietevi di mezzo, almeno.
La seconda, i moduli delle dichiarazioni dei redditi sono carta straccia, dicono bugie. #sappiatelo. Noi ci attiveremo per una class action.