Alzheimer: la spia nel sangue è il tasso di omocisteina
14 Febbraio 2002Neonato stroncato
29 Marzo 2002Obesità e cuore
“Il Gazzettino Online 21 Febbraio 2002 Obesità e cuore, proprio come papà Ecco come cambiano le patologie: piccoli in ospedale con malattie da adulti Padova Il benessere li ha trasformati in piccoli adulti: dei grandi i nostri figli hanno raccolto più i vizi che le virtù, soprattutto per quanto riguarda la salute. Poco si ammalano di morbillo o di varicella, ma hanno il colesterolo alto, soffrono di patologie cardiache che spesso li fanno anche morire, uno su 3 soffre di allergie anche gravi, uno su 30 è un superobeso. Proprio come i grandi. In Italia le regioni del Centro-Nord vantano quozienti di mortalità infantile più bassi rispetto a quelli rilevati nelle regioni del Centro Sud: la probabilità che un bambino muoia nel primo mese di vita in regioni del meridione è tripla rispetto ad alcune regioni settentrionali. A Gorizia muoiono entro il primo mese di vita, 2,03 bambini su mille, contro i 12,11 di Siracusa. Nel 1995, ultimo dato disponibile, sono morti 3.903 bambini tra 0 e 4 anni. Sono i maschi a morire di più e si muore prevalentemente per “altri stati morbosi” non meglio definiti. Patologie metaboliche, ad esempio, che un tempo non si conoscevano, incidenti stradali. Un’evoluzione che non sempre è però positiva, come spiega il dottor Alberto Burlina, del Dipartimento di Pediatria dell’Azienda ospedaliera di Padova. Dottor Burlina, oggi i bambini si ammalano proprio come gli adulti. Cosa è cambiato? «Nell’ambito pediatrico abbiamo assistito ad una evoluzione delle patologie, dovuto prevalentemente a due motivi: il miglioramento delle cure e la crescita della ricerca scientifica che ha individuato nuove aree che sono le malattie genetiche e le malattie metaboliche ereditarie. Questi due dati hanno cambiato la tipologia dei bambini che vengono ricoverati». In questo processo hanno giocato un ruolo fondamentale anche le vaccinazioni? «Certo, hanno contribuito a tenere il bambino fuori dalla struttura ospedaliera e in alcuni casi hanno evitato conseguenze invalidanti, Anche l’avvento del pediatria di base, siamo l’unico Paese in Europa ad averlo, ha dato fiato a questo processo. Di riflesso però, la ricerca ha rilevato nuove patologie che fino ad oggi non erano state individuate, negli ultimi vent’anni i successi della medicina hanno portato ad un allungamento dal punto di vista prognostico della vita: così oltre a bambini con patologie da adulti, abbiamo adulti con malattie da bambini». Di cosa si ammala oggi un bambino? «Di malattie delle alte vie respiratori, associato a fenomeni allergici anche gravissimi, che richiedono un ricovero e che possono anche avere conseguenze infauste. Non dimentichiamo che un bambino su 3 è allergico, mentre qualche anno fa questi numeri non esistevano. Questo ha portato anche un un incremento delle cardiopatie: il Nordest oltretutto è in grado di fare diagnosi e cura in questo campo e i viaggi della speranza all’estero non sono più necessari. Poi ci sono le malattie metaboliche ereditarie: 5 anni fa ne conoscevamo solo 4 oggi con una sola goccia di sangue siamo in grado di identificarne almeno 50». Quanto influisce lo stile di vita? «É responsabile dell’insorgenza di moltissime patologie, quelle allergiche ad esempio. Un’alimentazione piena di proteine ha abbassato l’insorgenza della pubertà. Questo significa che il bambino è più esposto a patologie come il colesterolo alto, obesità. Una volta lo spauracchio erano le infezioni, oggi gli squilibri legati e diete sbagliate che finiscono con il rendere vana la prevenzione quando si ha 50 anni. Bisognerebbe iniziare da bambini!» Più che le tradizionali malattie infettive, i pediatri si trovano a fare i conti con disfunzioni metaboliche, problemi cardiaci, colesterolo, obesità. Di chi la colpa? «Dello sfrenato consumismo: da una parte abbiamo migliorato la qualità della vita, basta pensare ai vaccini, dall’altra ce la siamo complicata ripudiano le nostre sane abitudini». Daniela Boresi”